Parigi, 12esimo arrondissement
Caro lettore,
è domenica mattina, e si è svolta un’altra settimana di prove. Intensa, determinante, fondamenta(le). Con l’arrivo di Heather, è apparsa all’improvviso la necessità di direzione e concretezza. In tre passi e due movimenti, con l’accompagnamento di ognuno dei membri della compagnia, concretezza e direzione hanno cominciato a svilupparsi.
Ogni processo creativo, per me, è complesso, sorprendente, ma anche molto preciso nel suo sviluppo. Passo anni ad accumulare materiale – visivo, concettuale, sperimentale, citazioni, referenze, osservazioni – che poi viene mescolato, agitato, portato ad un incontro forzato. Più o meno, è come tirare palloncini pieni di pittura su un muro. Oppure lanciare in una casseruola ingredienti vari in ordine sparso. Lascio il tutto a bollire, a rigirarsi, a formare grovigli e concentrazioni autocostruttivi. E poi, ad un momento ben preciso, prima che il tutto diventi inafferrabile, acchiappo un capo. E poi un altro, e poi un altro, per formare una composizione unica. Tutte le volte diversa. Tutte le volte un po’ uguale.
Ci sono essenze, di concetto, di movimento, di composizione visiva e auditiva, di emozione e sensazione, che vogliono essere estratte. Estratte e distillate. Fino alla creazione di qualcosa che prima non esisteva. POST•M è arrivato a quel momento ben preciso, in cui le essenze hanno bisogno di essere estrapolate e raffinate. E con quel momento, l’immensa paura e la grande fiducia. Sempre legate l’una all’altra.
Non mi sorprende poi così tanto che la lana sia l’elemento scenografico principale di POST•M. Di tutti i fili che ho da tirare, non c’è modo migliore per visualizzarli. Coreografia, storia, narrazione, decostruzione, moltiplicazione delle prospettive. Tante parole, che ora stanno per diventare momenti. Da creare e condividere. Da cercare e trasformare. Per trasportare e sconvolgere.
Un po’ in quà e un po’ in là, ma certamente qui,
Nerina